
Il meteo in avvicinamento alla parte finale di dicembre comincia a delineare segnali degni di nota, soprattutto per chi attende da tempo un ingresso deciso della stagione invernale. Fino alle festività natalizie il quadro appare piuttosto definito: correnti di matrice atlantica continueranno a dominare la scena, favorendo condizioni di maltempo frequente con piogge anche abbondanti e ventilazione sostenuta su molte zone. Nulla di anomalo per il periodo. Lo sguardo però si spinge oltre, verso la chiusura dell’anno, ed è qui che lo scenario assume contorni decisamente più interessanti.
Con l’avvicinarsi di Capodanno entriamo nel campo delle proiezioni a lunga scadenza, un settore che richiede sempre cautela. Non parliamo di previsioni definitive, ma di tendenze probabilistiche elaborate dai principali modelli numerici. Detto questo, le simulazioni dei centri di calcolo internazionali iniziano a mostrare una certa convergenza: l’inverno potrebbe alzare la voce proprio negli ultimi giorni del 2025.
Tra il 29 e il 31 dicembre emerge la possibilità di una configurazione barica di primo piano, con un’area di alta pressione capace di posizionarsi e isolarsi tra Islanda e Irlanda. Questo assetto, noto come blocco anticiclonico, rappresenta spesso l’anticamera di afflussi d’aria molto fredda verso le latitudini temperate. In pratica, l’anticiclone agirebbe da muro, deviando le correnti gelide di origine artica verso sud lungo il suo lato orientale.
Se questo incastro dovesse realizzarsi correttamente, una massa d’aria fredda e strutturata potrebbe dirigersi verso l’Europa centrale e successivamente raggiungere il Mediterraneo. Le elaborazioni attuali evidenziano anomalie termiche negative piuttosto estese: scarti inferiori alla media anche di 4 gradi al Nord Italia e intorno ai 2 gradi sulle aree centrali, con un coinvolgimento ampio di gran parte del continente. Non sarebbe quindi un semplice calo termico temporaneo, ma un possibile cambio di marcia stagionale.
Gli effetti, qualora lo scenario trovasse conferma, sarebbero tutt’altro che secondari. Ci attenderebbe un netto abbassamento delle temperature, venti forti e pungenti e il ritorno della neve a quote molto basse, localmente fino alle pianure settentrionali e alle zone collinari centrali. Un contesto tipicamente invernale, in grado di incidere in modo evidente anche in un arco di tempo limitato. Al momento la probabilità di questa evoluzione viene valutata intorno al 55%, un valore significativo considerando la distanza temporale.
Resta comunque essenziale mantenere un approccio prudente. Il nucleo di aria più fredda potrebbe infatti scorrere leggermente più a est, interessando maggiormente i Balcani e solo marginalmente l’Italia, con effetti più attenuati. Saranno i prossimi aggiornamenti a chiarire questi aspetti, man mano che l’incertezza dei modelli andrà riducendosi.
In ogni caso, il meteo degli ultimi giorni dell’anno rimane sotto attenta osservazione, perché l’inverno potrebbe scegliere proprio San Silvestro per farsi sentire in modo deciso e aprire il nuovo anno con un volto decisamente più rigido. Nei prossimi approfondimenti capiremo se si tratterà di un semplice segnale o dell’avvio di una fase invernale di rilievo.
Seguiranno aggiornamenti.
Credit: l’articolo è stato elaborato sulla base di analisi scientifiche e dati dei modelli matematici ECMWF e Global Forecast System del NOAA, ICON e ARPEGE.
