Meteo, svolta in settimana: l’anticiclone cede, ritornano piogge e neve

Graziano Brotto

Graziano Brotto Categoria: Previsioni - Pubblicato il 14-12-2025

Meteo: nuova settimana più dinamica, l’anticiclone arretra arrivano piogge e neve

 

In questa fase il quadro generale è piuttosto evidente: l’Inverno meteorologico ha preso avvio, ma sull’Italia fatica ancora a esprimersi con caratteristiche pienamente invernali. Dopo il passaggio più freddo registrato a fine Novembre, la circolazione atmosferica si è nuovamente orientata verso uno schema più mite, con la presenza frequente di un’Alta Pressione di origine subtropicale sul Mediterraneo e su vaste porzioni d’Europa. Valori termici superiori alle medie e ventilazione debole completano il quadro, soprattutto nelle aree di pianura.

Gli effetti non si limitano alle temperature. Alle basse quote si accentuano inversioni termiche, ristagni d’aria e alti tassi di umidità, con un peggioramento della qualità dell’aria. La stabilità non coincide sempre con il bel tempo, e questo aspetto, nel mese di Dicembre, assume un peso non trascurabile.

 

La dinamica della corrente a getto e gli scambi nord sud

Per comprendere perché il freddo resti spesso distante dal bacino mediterraneo è necessario osservare ciò che avviene alle alte quote, dove scorre la Corrente a Getto. Quando il flusso risulta teso, rapido e poco ondulato, prevale una circolazione occidentale che tende a confinare le masse d’aria più fredde alle latitudini elevate. In questo scenario, anche un Vortice Polare non particolarmente compatto non è sufficiente, da solo, a favorire discese fredde verso l’Europa centro meridionale.

L’elemento decisivo è la configurazione del getto, più che la quantità di aria fredda disponibile a nord. Se il flusso rimane lineare sul Nord Atlantico, le occasioni per una discesa di aria fredda verso sud si riducono. Al contrario, un aumento delle ondulazioni favorisce gli scambi meridiani e rende più probabili affondi freddi in direzione del Mediterraneo.

 

L’importanza del cuscinetto freddo padano per la neve a bassa quota

Esiste un aspetto spesso sottovalutato. La neve in pianura non richiede necessariamente un’irruzione artica diretta. In alcune situazioni è sufficiente la presenza di aria fredda nei bassi strati, accumulata durante periodi anticiclonici prolungati.

In Val Padana, l’interazione tra orografia, scarsa ventilazione e inversioni termiche può favorire la formazione del Cuscinetto Padano, uno strato d’aria più fredda che rimane intrappolato vicino al suolo. Se successivamente interviene una perturbazione atlantica con aria più mite e umida in quota, le precipitazioni possono assumere carattere nevoso a quote inferiori alle attese, in particolare sul Nord Ovest e nelle aree pedemontane. Si tratta di un meccanismo plausibile, ma estremamente delicato: una variazione minima della temperatura può determinare differenze significative nella quota neve.

 

Ritorno dell’Atlantico: più perturbazioni ma freddo limitato

Nel breve termine, lo scenario più affidabile indica una ripresa dell’attività atlantica. Questo si traduce in piogge più frequenti, ventilazione in rinforzo e nevicate sulle Alpi a quote coerenti con masse d’aria non particolarmente fredde. Non si tratta di una fase artica né di una configurazione tipica da gelo continentale. È piuttosto una dinamica di transizione dopo un periodo dominato dall’Alta Pressione.

Per molte aree si tratta comunque di un passaggio significativo. Le precipitazioni risultano utili e una prima ripresa dell’innevamento in montagna può contribuire a riequilibrare il bilancio idrico stagionale. Le nevicate a bassa quota restano invece legate a fattori molto specifici, come la tenuta del cuscinetto freddo e la traiettoria dei minimi di pressione.

 

Tra Natale e fine anno: quali possibili evoluzioni

L’aspetto più interessante nelle tendenze a medio termine riguarda una possibile riorganizzazione della circolazione atlantica. Qualora l’alta pressione riuscisse a consolidarsi su latitudini più settentrionali tra Groenlandia, Islanda e Regno Unito, potrebbe instaurarsi un blocco atlantico in grado di indebolire e rendere più ondulata la Corrente a Getto. Questo tipo di assetto aumenta le probabilità di discese fredde verso l’Europa.

In tale contesto, il periodo compreso tra Natale e Capodanno potrebbe diventare più interessante anche per l’Italia, con un rischio maggiore di ingressi freddi accompagnati da fasi di maltempo strutturato. Non si tratta di una certezza di neve in pianura, ma di un incremento delle probabilità, distinzione fondamentale in ambito previsionale.

Va inoltre considerato un tema spesso citato ma che richiede cautela. Eventuali dinamiche stratosferiche come lo Stratwarming possono contribuire a rendere più instabile la circolazione invernale, ma non producono effetti immediati e automatici. Le risposte troposferiche dipendono da tempi e interazioni complesse, motivo per cui, in assenza di segnali solidi, è corretto parlare di tendenza e non di previsione.

 

Seguire l’evoluzione del quadro generale

Oltre i sette dieci giorni l’incertezza dei modelli aumenta sensibilmente. È normale osservare soluzioni anche molto diverse tra un’emissione e l’altra. In questa fase è più utile concentrarsi sugli elementi strutturali: posizione dell’Alta Pressione, grado di ondulazione della Corrente a Getto, estensione delle masse fredde a nord est e persistenza del Cuscinetto Padano quando si valutano possibili nevicate a bassa quota.

L’inverno ha ancora margini per costruire una fase più fredda, ma sarà necessario il corretto incastro tra dinamica atlantica e disponibilità di aria fredda. Nel frattempo, il segnale più concreto resta l’arrivo di nuove perturbazioni, con neve in montagna e un potenziale limitato per episodi a quote basse sul Nord Ovest, qualora il profilo termico risulti favorevole.

 

Credit: l’articolo è stato redatto su analisi scientifica basata sui dati dei modelli matematici ECMWF e Global Forecast System del NOAA, ICON e ARPEGE.

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