Graziano Brotto Categoria: - Pubblicato il 04-02-2023
Dalle nevicate da cuscino di aria fredda alla depressione tirrenica nevosa, ecco quali sono le condizioni meteo tipiche per le nevicate in pianura. La previsione della neve è una grande sfida per i previsori, perché a volte la neve delude le attese e altre arriva a sorpresa?
La neve è uno dei fenomeni più affascinanti per i meteo appassionati e più critici per tanti settori. La sua previsione è cruciale per molte attività, fra gli opposti di chi la invoca e i timori di chi invece ne patisce i danni, settore dei trasporti in primis.
Ancor più questo vale per le nevicate in pianura, dove quando prevista crea sempre grande attesa. Sono solo alcune, ben specifiche e note ai meteorologi, le situazioni da neve. Ed è iniziando a comprendere quali sono che possiamo capire perché la previsione di questo fenomeno è complessa e richiede grande esperienza per il previsore meteo.
Nevicate da cuscino di aria fredda
Dette anche nevicate da addolcimento, è la classica nevicata di gran parte della pianura padana, specie al nordovest.
Si verificano quando arriva una perturbazione atlantica dopo irruzioni di aria fredda. L’aria fredda, più densa e pesante, ristagna come incastrata nell’orografia del nord Italia o raramente delle conche del centro. Quando arriva un fronte caldo, l’aria umida e mite sospinta dalle correnti meridionali scivola sul “cuscino di aria fredda”.
Se le temperature sono sufficientemente basse e i venti da SW non troppo intensi, la neve cade così fino in pianura. In queste condizioni l’atmosfera diventa quasi isoterma nei bassi strati, con temperatura prossima a 0°C o perfino con inversioni termiche.
Tipiche di Milano e Torino ed Emilia occidentale, più rare al nordest dove spesso viene in fretta soppiantata da pioggia o peggio da gelicidio.
Spesso nel finale delle precipitazioni anche al nordovest arriva poi la pioggia o la temperatura aumenta. Possono però portare nevicate anche abbondanti, di 20-30 cm di neve spesso pesante.
Il ciclone tirrenico nevoso
E’ la situazione da neve tipica del nordest, soprattutto Emilia Romagna, in parte anche del basso Veneto. La Lombardia ne viene spesso solo lambita, fino a diventare scarsa o nulla in Piemonte.
A seconda della posizione del minimo e intensità delle correnti fredde di bora scura che alimentano la bassa pressione, può portare la neve anche sulle coste Adriatiche, inclusa Venezia e Rimini. Questo avviene quando il centro della depressione si muove dal Mar Tirreno al medio o alto Mar Adriatico.
Talvolta, sempre a seconda della massa d’aria che deve essere molto fredda e posizione della depressione, può portare neve anche in Toscana, inclusa Firenze.
Sono nevicate in cui al contrario delle precedenti spesso la precipitazione inizia piovosa per diventare poi nevosa e concludersi con temperature in diminuzione. Per l’Emilia Romagna questo processo è accentuato da un fenomeno detto CAD Cold Air Damming, diga di aria fredda, su cui torneremo.
Nevicate durante irruzioni di aria fredda
Quando la massa d’aria è in origine molto fredda, come avvenne nelle storiche irruzioni gelide di gennaio 1985, febbraio 1991 e 2012, fine febbraio e inizio marzo 2018, allora qualsiasi perturbazione o depressione può portare nevicate diffuse al nord, inclusa la costa della Liguria ed anche al centro, talora perfino al sud. Tratto comune di queste situazioni la presenza di un robusto anticiclone sul centro nord Europa e soprattutto con massimo sulla Scandinavia ad alti valori barici, anche 1050-1055 hPa.
Per il centro sud, occorrono isoterme a 850 hPa inferiori a -5°C, meglio se verso -8,-10°C affinché il freddo regga alla circolazione ciclonica delle basse pressioni che possono formarsi sui mari meridionali italiani. In queste regioni al contrario del nord a portare nevicate non è il fronte caldo ma prevale il fronte freddo.
Sono queste le condizioni che per esempio consentono la neve a Roma e raramente a Napoli o in Sicilia e Sardegna. Al nord sotto massicce irruzioni il “cuscino di aria" descritto sopra fredda può reggere anche giorni, come avvenne nel 1985.
Le sfide e la difficoltà della previsione della neve
Le difficoltà della previsione delle nevicate partono proprio dalla corretta individuazione da parte dei modelli di queste situazioni. Qui entra in gioco l’esperienza del previsore, che non può essere riassunta in poche righe. Occorre valutare la posizione dei cicloni, uno spostamento di poche decine di chilometri del minimo barico è cruciale per i fenomeni nevosi.
Determinante poi la massa d’aria. Il meteorologo si aiuta valutando anzitutto lo zero termico dai profili termici verticali previsti e ancor più osservati nonché analizzando dati tecnici come spessori e matrici di geopotenziale.
Se poi vi lamentate di errori previsionali nelle nevicate, ricordatevi che a cambiare scenario e paesaggio bastano pochi decimi di grado, ovvero ai limiti della precisione degli strumenti osservativi. Se piove con 9, 10, 11 gradi poco vi cambia, se siamo attorno a zero un cambiamento di 1 grado si passa diciamo cosi dalle stelle alle gocce o viceversa.!